Una delle più interessanti zone boschive di Montelupo Fiorentino è quella di Camaioni, che si estende per oltre 8 ettari. Inaugurato il 18 aprile 2015, dopo essere stato ripulito e sistemato, il Bosco di Camaioni è dotato oggi di un percorso di circa 3,5 km che si sviluppa in gran parte su terreno comunale, ma che interessa anche alcune porzioni di proprietà private.
L’itinerario è ad anello e il tempo stimato per percorrerlo è di circa 2 ore e mezzo, ma si può accedere da diversi punti e quindi scegliere di seguire anche soltanto un breve tratto.
Il bosco di Camaioni rappresenta la testimonianza di una selva antichissima. La presenza del pino al suo interno è stata favorita dai lunghi secoli di sfruttamento del legname per l’alimentazione delle fornaci attive nella zona di Montelupo, Samminiatello e Camaioni, che ha ridotto la presenza di quercia e leccio.
Lunghezza percorso: 3,16 km
Dislivello totale: +144 m – 144m
Tempo di percorrenza: 2h ca.
Difficoltà: facile
Il Bosco di Camaioni è composto principalmente da querce (Genere Quercus) molto resistenti ai terreni aridi e superficiali e con presenza di rocce carbonatiche come la roverella e il cerro. Altre specie più pregiate, la rovere e la farnia, sono state ridotte dall’azione dell’uomo allo stato di residui. Si trova anche la presenza di carpini e frassini. Il Bosco ha subito nel corso degli anni molti cambiamenti dovuti all’azione dell’uomo e attualmente la “gestione” del Bosco è a ceduo, con tagli ogni 10 anni circa.
Roverella (Quercus pubescens): è la specie di quercia più diffusa in Italia, tanto che in molte località è chiamata semplicemente quercia. Appartiene alla famiglia delle Fagaceae. Resistente all’aridità, è capace di adattarsi anche a climi relativamente freddi. Il principale carattere diagnostico per identificare la specie è quello di sentire al tatto le foglie o le gemme: sono ricoperte da una fine peluria che si può facilmente apprezzare. La rusticità e plasticità di questa pianta, grazie soprattutto all’enorme vitalità della ceppaia, ha permesso alla Roverella, attraverso i secoli, di resistere agli interventi distruttivi dell’uomo. Curiosità: è facilmente riconoscibile d’inverno in quanto mantiene le foglie secche attaccate ai rami a differenza delle altre specie di querce.
Orniello (Fraxinus Ornus): in Italia è comunissimo in tutta la penisola, dalla fascia prealpina del Carso, fino ai laghi lombardi; penetra nelle valli principali fino al cuore delle Alpi risalendo le pendici montane fin verso i 1000 m di quota al nord e 1500 m al sud di altitudine. Specie piuttosto termofila e xerofila, preferisce le zone di pendio alle vallette ombrose e fresche ed è formidabile nel ricolonizzare le zone forestali in cui è avvenuto un incendio o un precedente vecchio rimboschimento, mostrando elevata rusticità e messa a seme. Ha tronco eretto, con corteccia liscia grigiastra, opaca, la chioma ampia è formata da foglie caduche opposte, la faccia superiore è di un bel colore verde, mentre quella inferiore è più chiara e pelosa lungo le nervature.
Curiosità: in Sicilia alcune piante erano oggetto di coltivazione per la produzione della manna!
Felci: Passeggiando per il bosco di Camaioni, particolarmente nei tratti dove l’umidità si mantiene per tutte le stagioni, ci si imbatte in varie specie di felci e in una specie appartenente alle Lycophyte (Selaginella denticulata), per non parlare della molteplicità di muschi ed epatiche. Felci e selaginella non producono fiori ma possiedono sporofilli, foglie che producono gli sporangi che sono gli organi preposti alla riproduzione. La riproduzione non è affidata al seme, ma alle spore. Uno degli eventi fondamentali, nei primi momenti dell’invasione della terraferma da parte delle piante, fu lo sviluppo di spore provviste di pareti protettive durevoli, in grado di tollerare condizioni di aridità; questo, tuttavia, non svincola le felci dalla presenza di acqua per completare la riproduzione. Spesso contenute in strutture di colore giallo o marrone, possono essere scambiate dai meno esperti con uova di insetto e in qual modo considerate dannose. Il periodo, in generale, in cui possono essere osservate le strutture portanti le spore nelle felci va da maggio ad agosto e cambia ovviamente dal tipo di specie.