Il Genio civile regionale non si è espresso, la richiesta di integrazioni della Sovrintendenza è stata considerata come giunta in ritardo, e del parere avverso del Comune si dà solo atto. L’Autorita di Distretto chiede alla Regione la revisione urgente dell’intero quadro concessorio. Il Comune: “Nessuno mette in dubbio il soddisfacimento di bisogni primari, ma non si uccide un fiume per rispondere a nostre necessità secondarie e comodità.”
L’8 agosto con verbale di chiusura della conferenza dei servizi e contemporaneo decreto del direttore, l’Autorità Idrica Toscana ha chiuso il confronto tra gli Enti per la realizzazione a Montelupo del nuovo pozzo idropotabile, più profondo di 14 metri, senza attendere che tutti i soggetti coinvolti si esprimessero. Non sono stati attesi, in particolare, il parere del Genio civile regionale, elemento centrale per poter effettuare la nuova trivellazione, e quello della Soprintendenza finalizzato a verificare la compatibilità con vincoli di pianificazione e paesaggistici. Questo vincolo può essere esteso, in un’accezione ampia, al contributo significativo che il nuovo pozzo darà alla secca della Pesa per i mesi estivi, secca che comporta anche un danno paesaggistico per Montelupo Fiorentino.
L’assessore Lorenzo Nesi esprime forte insoddisfazione e valuta nuove azioni in difesa dell’ecosistema fluviale, auspicando che i decisori valutino un ridimensionamento degli usi possibili della risorsa naturale estratta in quantità insostenibile dall’acquifero del torrente Pesa, e non solo a Montelupo. “Nessuno mette in dubbio il soddisfacimento di bisogni primari,” afferma, “ma non si uccide un fiume per rispondere a nostre necessità secondarie e comodità. La Legge non lo consente.”
“Inoltre – aggiunge il sindaco Simone Londi – mentre si pianifica il nuovo pozzo, restano aperte per settimane svariate perdite acquedottistiche nei comuni serviti dall’acquifero della Pesa, perdite che tolgono acqua dal subalveo del fiume, che ne avrebbe necessità estrema, e la disperdono.”
Il Comune di Montelupo chiederà formalmente ad Acque SpA, e agli altri due gestori di valle attraverso AIT, di dare un peso dirimente nella definizione delle priorità di intervento sulle perdite acquedottistiche (una sorta di triage), allo stato dell’ambiente da cui la risorsa idrica viene estratta. Ad oggi, infatti, i parametri considerati dai gestori sono esclusivamente antropocentrici: i bisogni e i rischi per l’uomo, principalmente continuità del servizio e problemi alla viabilità. Nessun parametro riguarda infatti le condizioni in cui versa l’ecosistema da cui la risorsa viene tratta.
“Anche in questo caso – conclude l’assessore Nesi – occorrerebbe un urgente cambio di visione per togliere dal centro del mondo i bisogni dell’uomo e sostituirli con la più ampia tutela degli ecosistemi di cui anche le persone fanno parte.”