Che cos’è il POC

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il Piano Operativo stabilisce nel dettaglio dove, come e quanto si può intervenire nella trasformazione, valorizzazione e tutela del territorio comunale, sia nelle aree costruite che nel territorio aperto.

Data:

24 Aprile 2024

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Descrizione

La pianificazione urbanistica, a livello normativo, è una materia di competenza regionale. In Toscana è disciplinata dalla Legge regionale n. 65 del 2014 “Norme per il governo del territorio” che definisce:

  • cosa sono e cosa devono contenere i diversi atti di governo del territorio;
  • le procedure per elaborarli;
  • le regole sovracomunali da rispettare dal punto di vista paesaggistico, territoriale ed edilizio;
  • la collaborazione interistituzionale e la partecipazione dei cittadini.

Nel rispetto delle procedure indicate dalla L.R. 65/2014, gli strumenti di pianificazione urbanistica comunale sono due:

  • il Piano strutturale (PS), che definisce le traiettorie generali di sviluppo e le risorse da tutelare di un territorio e ha un orizzonte temporale di circa 15-20 anni;
  • il Piano Operativo (PO), il documento che traduce in azioni concrete le strategie previste dal Piano Strutturale e ha un orizzonte temporale di circa 5 anni.

Entrambi gli strumenti, PS e PO, possono essere redatti in forma congiunta con altri comuni e in tal caso prendono il nome di Piano strutturale intercomunale (PSI) e Piano operativo intercomunale (POI). È il caso del PSI che vede coinvolti i Comuni di Capraia e Limite, Cerreto Guidi, Empoli, Montelupo Fiorentino e Vinci. Per quanto riguarda il PO, invece il Comune di Montelupo Fiorentino procederà in autonomia alla sua redazione e per questo il documento assume il nome di Piano Operativo Comunale (POC).

Dal punto di vista dei contenuti il Piano Operativo stabilisce nel dettaglio dove, come e quanto si può intervenire nella trasformazione, valorizzazione e tutela del territorio comunale, sia nelle aree costruite (centri abitati e aree produttive) che nel territorio aperto (comprese le aree agricole). Contiene prescrizioni che sono legalmente vincolanti rispetto alla possibilità del privato di apportare modifiche all’interno delle aree di sua proprietà.

Il documento è composto da mappe, elaborati tecnici e relazioni organizzate in due parti fondamentali: 1) Disciplina per la gestione degli insediamenti esistenti; 2) Disciplina delle trasformazioni degli assetti insediativi, infrastrutturali ed edilizi del territorio.

 

DISCIPLINA PER LA GESTIONE DEGLI INSEDIAMENTI ESISTENTI

È valida a tempo indeterminato e definisce gli strumenti di tutela e le modalità di intervento sull’edificato esistente in ambito urbano e rurale. Ad esempio, se si deve ristrutturare casa, la disciplina stabilisce gli interventi consentiti sulla nostra proprietà (manutenzione straordinaria, ristrutturazione edilizia, demolizione con ricostruzione, ecc.). Oppure, se si vuole realizzare un annesso agricolo, la disciplina permette di capire se è consentito farlo e con quali caratteristiche (altezza, superficie massima, materiali, ecc.).

DISCIPLINA DELLE TRASFORMAZIONI DEGLI ASSETTI INSEDIATIVI, INFRASTRUTTURALI ED EDILIZI DEL TERRITORIO

È valida per 5 anni e definisce nel dettaglio tutti gli interventi di recupero e di nuova costruzione, pubblici e privati, che per via della loro complessità e/o rilevanza necessitano di una specifica normativa di dettaglio. Ad esempio, stabilisce il perimetro di massima e le regole minime da rispettare per gli interventi di nuova edificazione (funzioni ammesse e loro posizionamento all’interno del lotto, numero di piani, altezze, ecc.). Nel caso di un intervento di recupero di un’area dismessa, stabilisce anche quali edifici possono essere demoliti, quali conservati e come intervenire su questi ultimi.

Ultimo aggiornamento: 21/05/2024, 11:15

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