Descrizione
Un verdetto significativo sancisce non solo il diritto della famiglia Bardini a un adeguato ristoro economico, ma afferma che la deportazione nei lager nazisti, subita da Luigi assieme a tantissimi altri innocenti tra cui oltre 20 montelupini nel 1944, ha rappresentato una evidente lesione dei diritti inviolabili della persona da parte del III reich. La sentenza rappresenta un passo avanti nella lunga battaglia per il riconoscimento dei diritti delle vittime della violenza nazifascista. I procedimenti giudiziari sono ancora in corso, ma oggi arriva un importante verdetto favorevole per i familiari di Luigi Bardini.
Un percorso lungo e complesso
La vicenda si protrae da anni, segnati da battaglie legali che hanno portato, infine, al riconoscimento dei requisiti per l’accesso al “fondo per il ristoro dei danni subiti dalle vittime di crimini di guerra e contro l’umanità per la lesione di diritti inviolabili della persona, compiuti sul territorio italiano o comunque in danno di cittadini italiani dalle forze del III reich nel periodo tra il 1°settembre 1939 e l’8 maggio 1945”, istituito con l’articolo 43 del decreto-legge n. 36/2022.
L’Amministrazione comunale ha avuto un ruolo determinante, scegliendo nel 2023 di avviare un proprio ricorso contro la Repubblica Federale di Germania e il Ministero dell’Economia e delle Finanze per aver subito una profonda ferita comunitaria dalla massiccia e ingiusta deportazione nei lager dell’attuale Austria di propri cittadini: famiglie intere rovinate e una frattura sociale ancora tutt’altro guarita. Parallelamente, il Comune ha svolto un’importante azione di informazione, supporto e coordinamento ai familiari per permettere loro di valutare la presentazione del ricorso, che ha portato a depositare complessivamente 13 citazioni, riguardanti 16 deportati e coinvolgendo 25 familiari delle vittime primarie.
Un riconoscimento che va oltre il singolo caso
La sentenza a favore del figlio di Luigi Bardini rappresenta un riconoscimento non solo per la sua famiglia, ma per tutti i deportati politici: finalmente quelle vicende vengono inquadrate per ciò che sono state, un crimine contro l’umanità. È vero che i responsabili furono processati, ma in seguito beneficiarono dell’amnistia e non fu mai resa piena giustizia per i tragici eventi avvenuti nei confronti di civili innocenti dal marzo al luglio del 1944. Ad oggi , non abbiamo certezze sull’esito di quel processo penale intrapreso nell’immediato dopoguerra. Per tale motivo, l’Amministrazione comunale sta parallelamente lavorando per avviare una ricerca storica per far luce su quei fatti.
L’appello dell’Assessore alla Memoria
“In questi ultimi anni, la sensazione è che lo Stato abbia ostacolato i familiari delle vittime, in gran parte ultraottantenni, nel vedersi riconosciuti i ristori previsti dalla Legge” – afferma l’Assessore alla Memoria, Lorenzo Nesi. “In questo senso pesano i decessi nel frattempo intervenuti di due dei ricorrenti di Montelupo: i figli di Galliano Fiorini, e del Dottor Giovanni Nonis, che non sono riusciti ad avere giustizia con una sentenza. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze dovrebbe adoperarsi per garantire il sollecito accesso al fondo a chi è già in possesso di un titolo esecutivo, mentre l’Avvocatura dello Stato non dovrebbe far ostruzione alle famiglie delle vittime, allungando i tempi a volte con pretesti davvero imbarazzanti e irrispettosi per le vittime primarie e i loro eredi. Infine lo Stato potrebbe facilitare la via transattiva, esplicitamente ammessa dalla norma in alternativa a quella giudiziaria, perché i familiari delle vittime ricorrono principalmente per ottenere giustizia, relegando in secondo piano il ristoro economico. La maggior parte di coloro che hanno presentato ricorso infatti, Comune compreso, non lo fanno con intento speculativo, ma con l’unico obiettivo di ottenere finalmente e dopo 80 lunghi anni giustizia attraverso una sentenza che sancisca in modo inequivocabile che quegli eventi furono un intollerabile crimine.”
Il commento del Sindaco, Simone Londi
“Questa prima attesa sentenza offre dopo ottanta anni speranza di giustizia alle povere innocenti vittime della deportazione politica dell’8 marzo 1944, e ci consente di festeggiare la liberazione dal nazifascismo con un risultato concreto dell’impegno di questa Amministrazione sulla memoria della seconda guerra mondiale. Giunga il mio abbraccio al figlio e alla famiglia di Luigi Bardini per il riconoscimento giudiziario ottenuto.”
Chi era Luigi Bardini? Perchè fu deportato?
LUIGI “GIGI” BARDINI (1910-1944), nato a Montelupo Fiorentino in una famiglia antifascista, lavorava come camionista. Arrestato in gioventù per possesso di volantini antifascisti, fu spesso incarcerato per la sua opposizione al regime, subendo anche il fermo preventivo in occasione della visita di Hitler a Firenze nel 1938. Nel marzo 1944, il direttorio fascista locale stilò una lista di oppositori da deportare, anche senza prove concrete di adesione agli scioperi convocati dal Comitato di Liberazione Nazionale. Luigi, catturato con l’inganno con l’essenziale contribuito dei fascisti repubblichini locali, venne deportato a Mauthausen dove gli venne assegnato il numero 56926. Da lì fu spostato nel sottocampo di Ebensee, destinato a lavori estenuanti in condizioni disumane nelle gallerie scavate nelle montagne. Nell’ottobre 1944 venne, sempre con l’inganno, forzato al trasferimento nel Castello di Hartheim ad Alkoven in Alta Austria, centro di sterminio per prigionieri ritenuti “inutili” dai nazisti. La sua morte è registrata il 7 dicembre 1944, poco prima della distruzione del forno crematorio e dello smantellamento del campo. Le ceneri dei prigionieri venivano poi disperse nelle acque del Danubio. Il fratello Armando Bardini, comunista anch’egli perseguitato e presidente del locale Comitato di Liberazione Nazionale, divenne assessore nel dopoguerra prima a Montelupo e poi a Lastra a Signa. Oggi una pietra d’inciampo ricorda Luigi Bardini davanti alla sua casa natale in via XX Settembre a Montelupo, a fianco di quella del barbiere Sanzio Gianni con cui condivise il triste destino.